Opera Viva

Durante le settimane di residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa ho deciso di lavorare sulla città di Venezia e la sua immagine. Il primo approccio che ho avuto è stato quello di ragionare sul concetto di distanza, intesa come impossibilità di rag-giungere qualcosa che vedi, come tratto distintivo della città. Il risultato è stato poi un lavoro sull’impossibilità della sua immagine.

“La fotografia di grande formato, Cargo Cult – espressione di ambito antropologico, che designa la consuetudine, tra alcune tribù melanesiane, di venerare le navi dei bianchi che portavano beni di consumo, come fossero inviate da divinità – è frutto di una riflessione sul destino di Venezia, eroso dai flussi turistici: se tra le ipotesi future c’è quella di una cultura che rischi di sparire, dimenticata dai suoi abitanti, ciò è anzitutto dovuto alla mancanza di nuovi cittadini e alla progressiva scomparsa della popolazione residente. Nell’immagine, uno scorcio della nuova sezione del Cimitero dell’isola di San Michele, eretta su progetto di David Chipperfield, destina-ta ai veneziani che stanno scomparendo nella nostra epoca. Le geometrie regolari e anonime, costituite da linee regolari di loculi, avulse dalla monumentalità eteroge-nea del cimitero storico, richiamano involontariamente gli ordini di affacci e cabine delle navi turistiche che solcano la laguna, icona ormai condivisa del confronto sul futuro della città. All’allarme per una superficialità crescente nell’esperienza di vita (e morte), e all’inquietudine per un paesaggio della sparizione delle singolarità, rispondono, in duplice contrappunto, il senso d’irraggiungibilità che Venezia co-munica, a partire dall’intricata topografia, e il timore che, sotto la sua scorza, pos-sa non esserci più nulla a cui arrivare. Su un doppio registro, segue la riflessione della seconda opera, La distanza delle cose irraggiungibili, dove l’irriproducibile unicità e intangibilità dell’esperienza della città, e l’oramai tradizionale iconografia turistica da souvenir, si alternano, in una serie di dodici diapositive in telai cartonati: per metà, esemplari vintage di luoghi da cartolina sovra-rappresentati, e, per l’altra metà, immagini assenti, diapositive vuote, sul cui telaio l’artista ha scritto una frase che richiama sinteticmente una delle diverse esperienze e qualità visivamente irrap-presentabili della vita nel capoluogo lagunare. Un delicato chiasmo fra sparizione e intraducibilità in immagine”

Amerigo Nutolo

 

La distanza delle cose irraggiungibili
* Piazza San Marco
Risvegliarsi al suono delle campane
Il ritmo della città scandito dalle mare
*Isola di San Giorgio
L’odore dell’acqua salmastra*Regata storica
La perdita di coordinate *Scorcio di canale con ponteIl movimento perpetuo *Tramonto in bacino
Il ricordo di un luogo che non mai visto